V. 5 N. 1 (2023): Gennaio - Giugno 2023
Psicopatologia fenomenologica

Non c’è tempo: Psicopatologia del dispositivo del vissuto temporale

Giuseppe Errico
IPeRS Istituto di Psicologia e Ricerche Sociosanitarie

Pubblicato 04.06.2023

Parole chiave

  • Tempo vissuto,,
  • sofferenza oscura,,
  • tempo ora,

Come citare

Errico, G. (2023). Non c’è tempo: Psicopatologia del dispositivo del vissuto temporale. Phenomena Journal - Giornale Internazionale Di Psicopatologia, Neuroscienze E Psicoterapia, 5(1), 57–75. https://doi.org/10.32069/PJ.2021.2.186

Abstract

Questo contributo si focalizza su alcuni aspetti psicopatologici del tempo vissuto che sono messi in risalto dalla prospettiva clinica, che emergono durante le sedute di psicoterapia. L'obiettivo è di  mostrare come il tema della sofferenza oscura possa essere affrontato mediante l’analisi del dispositivo temporale (comprensione) che emerge dal patire (pathos), dal linguaggio del paziente (frasi, termini, concetti, dialoghi). Fondamentale appare, pertanto, la comprensione del dispositivo temporale del paziente («percezione del tempo di vita», «rappresentazione del tempo», «vissuto temporale»), nell’ambito della clinica quando si tengono presente tre aspetti del paziente: a) quello del linguaggio  e delle rappresentazioni che il paziente utilizza rispetto al “come-viene-percepito” il tempo interiore riguardo alla realtà presente (esperienza) o attraversata (ricordi); b) dell’effetto trasformativo delle visioni temporali sui comportamenti della persona (retroazione: passato sul presente, presente nel passato, presente verso futuro) ossia cosa mette in moto una “immagine  temporale” e crea  incessantemente nel  mondo del paziente sino a indirizzare e modellarne i suoi vissuti ed esperienze; c)  dell’automonitoraggio psichico – temporale (meta-cognizione) di cui è capace il sistema cognitivo (attenzione, ragionamento, apprendimento) nel riferirsi a esperienze e stati di animo,  in base alle strategie messe in atto per fronteggiare stati negativi (ansia, tristezza, angoscia, dissociazione, ecc.).  Solitamente lo scorrere del tempo vissuto è narrato (area linguistica) e può essere avvertito nel paziente come: a) flusso rapido, accelerato o rallentato (“come se” il futuro immediato, istintivamente, precipitasse in un vortice);  b) perdita della coscienza del tempo vissuto  (la coscienza del tempo si riduce, in tali casi, a un minimo di “presente”, dandoci la sensazione di sospensione, vuoto, assenza, mancanza del tempo (si perde il legame con il senso vitale dell’attività svolta e scompare anche la vigile coscienza dello scorrere del tempo); c) perdita della realtà del tempo o stato confusionale  (esperienza del tempo vissuto); d) arresto del tempo: trattasi di una condizione psichica legata alla sensazione, da parte del paziente, che le cose siano immobili, mai in divenire.

Nel campo della clinica è facile costatare come, con lo svanire del tempo, scompaiono il presente e la realtà. Noi, infatti, avvertiamo la realtà come un attuale temporale: oppure sentiamo come se fosse presente il “nulla”, privo di tempo. Naturalmente ogni esperienza vissuta si colloca nel “tempo-durata”, appare non come una cosa e trova posto nella temporalità interiore. 

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